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La Magia di Ferrari a Le Mans

Un anno di lavoro, 24 ore per vincere: questa è Le Mans. Una gara difficile da capire per chi non segue l’endurance: ho sentito persone definirla “un’accozzaglia di macchine” oppure dire “24 ore… che noia”. Eppure, basta guardarla una 24 Ore di Le Mans per capire che è molto di più e che non ci si annoia mai, perché anche se uno ha dominato la classifica per 23 ore e 35 secondi, non è detto che sia lui a vincere finché quel traguardo non lo ha passato.



Le Mans non è solo una gara, è La gara, e quest’anno lo era più che mai: il centenario ed il ritorno di tantissime case automobilistiche nella massima categoria. A stupirci sono stati in tanti, Peugeot che si è dimostrata molto più affidabile, le LMDh più competitive grazie al BOP (che finalmente si è dimostrato davvero bilanciante e non favoreggiante) ed una Ferrari che in un anno, circa, ha portato a La Sarthe una macchina vincente.


Era luglio 2022 quando questi piloti sono saliti per la prima volta sulla LMH di Ferrari e, in 11 mesi, sono riusciti ad ottenere Pole Position, Vittoria e Giro Veloce. In 11 mesi Ferrari si è presa Le Mans. Erano in tanti a criticarli “siete scesi in pista troppo tardi” dicevano “gli altri sono più avanti di voi con lo sviluppo” ma a quanto pare basta del buon lavoro per arrivare ad ottenere i risultati desiderati, nient’altro se non del buon lavoro e tantissima passione.


“Forza Ferrari” si sente urlare poco prima della partenza nel box di Ferrari - AF Corse, è un grido di speranza da parte di quella famiglia, che è più di una squadra, che porta il cavallino sul cuore. Una speranza di fare bene, magari guadagnarsi almeno uno di quei 3 gradini del podio. La tensione è alta, altissima, il tifo per Ferrari altrettanto. “Ci proviamo” si sente dire da qualcuno che ci spera in una vittoria, ma non vuole dirlo, per scaramanzia o per non rimanere delusi al debutto.


Photo copyright Ferrari

342 giri quelli compiuti dalla vettura di Antonio, Alessandro e James. 342 giri di adrenalina, sudore, lacrime, tachicardia, quel nodo allo stomaco ad ogni bandiera gialla, ad ogni pitstop, soprattutto alla fine…


Antonio ed Alessandro, entrambi da piccoli sognavano di fare i piloti, due bambini che si immaginavano da grandi a correre su una Rossa Italiana. Oggi quei due bambini sono cresciuti e, su quella Ferrari, ci sono i loro nomi, come sono anche scritti da ieri, insieme a quello di James, nella storia del motorsport di Ferrari, dello sport italiano e di tutto il Mondo, nell'albo d'oro della gara Endurance più famosa del Mondo.


Giovinazzi ce lo aveva detto, una macchina nuova, una squadra nuova, tanto lavoro. Era stato un inizio difficile per la #51, anche se la sorella #50 aveva mostrato già da Sebring, con la Pole Position, che la LMH di Ferrari sarebbe stata un avversario da battere anche per dei campioni come Toyota. Un inizio difficile per Alessandro, Antonio e James ma dagli errori si impara, l’obiettivo era quello di migliorarsi gara per gara e già a Spa era arrivato un bellissimo terzo posto per loro.

fiawec.com

L’obiettivo di Giovinazzi per la stagione? Vincere Le Mans! E ci è riuscito. Da mesi il pilota pugliese si stava preparando all’iconica gara e ci aveva detto “non vedo l’ora di tornare”. Questa vittoria, per lui, è stata un riscatto, ha dimostrato il suo talento, lo ha fatto in silenzio alzando al cielo quella coppa che vale più di 1000 parole.


Alessandro, lui che con Ferrari di emozioni ce ne ha regalate tantissime negli ultimi anni, lui che “non affronta nessuna gara per perderla”, lui che è Campione del Mondo, ad oggi, 3 volte come le volte che ha vinto Le Mans. Alessandro aveva descritto, in una vecchia intervista, l’arrivo a Le Mans come un mix di emozioni, perché anche l’ultimo tratto dell’ultimo giro può comprometterti tutta la gara, basta poco, anche solo una foratura può mandare in fumo tutto il lavoro. “La pressione è alta” aveva detto, riferendosi sempre agli ultimi giri dell’iconica tappa francese del WEC nel 2021, la pressione era alta all’ora e non oso immaginare quanto potesse esserlo quest’anno. Ma tagliare il traguardo? È un’emozione unica.


Ultimo splash, mancano 23 minuti alla bandiera a scacchi “è fatta” dice qualcuno che non conosce Le Mans “hanno già vinto, manca pochissimo” continuano non sapendo che l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e, infatti, non tarda ad arrivare. Mancano 23 minuti all’arrivo al traguardo, ma la #51 non parte, i secondi passano, interminabili secondi nei quali quella Rossa sembra dire “basta” stanca anche lei delle molteplici emozioni delle ultime 24 ore provate da tutti nel box. I secondi passano, Pier Guidi schiaccia i pulsanti sul volante, i meccanici fuori dalla macchina si parlano, mentre tra le tribune cala il gelo, il silenzio, perché inutile negarlo in tantissimi erano lì per Ferrari, e arrivati a quel punto per vederla vincere.


James Calado inquadrato ai box ha gli occhi pieni di lacrime, si copre il viso con le mani come a dire “non voglio guardare, non può finire così”. Il pilota inglese ha definito correre a Le Mans come una delle cose più esigenti a livello mentale che abbia mai fatto e sicuramente in quel momento di stress ce ne era molto, in tutto il box.


I secondi scorrono veloci nella corsia della pitlane, poi la #51 parte, nel box ricominciano a respirare, la marea rossa scoppia in un boato di sollievo, la vettura ritorna in pista e la Toyota è ancora dietro.


Poi finalmente il prototipo di Maranello passa il traguardo: la decima vittoria assoluta è arrivata, ci sono voluti 58 anni, di cui 50 di assenza dalla massima categoria, ma eccola, è arrivata e stiamo vivendo la storia con orgoglio.


L’abbraccio di James ed Antonio nel box, con quel grido liberatorio di Giovinazzi per buttare fuori tutto quello che era rimasto dentro in quelle 24h. Poi la corsa ad aspettare il compagno sulla linea di arrivo, a braccia in alto per dire “ce l’abbiamo fatta!”


James, con Alessandro, ha vinto, oltre ai tre mondiali, due volte a Le Mans nella categoria GTE Pro ma quest’anno è diverso, le sensazioni sono diverse… c’è la consapevolezza di aver scritto la storia, come ha detto anche Pier Guidi “scrivere una piccola parte di storia di Ferrari è qualcosa di unico”.


Certo l’amaro in bocca un po' resta dopo la sfortuna della #50 che, per colpa di un sassolino che ha rotto il radiatore, non ha potuto lottare per il podio, nonostante stesse dimostrando di avere tutte le carte giuste per farlo.


E guai a chi ancora dice “è solo una gara” dopo aver visto le lacrime di gioia nel box Ferrari e la delusione negli occhi dei ragazzi di Toyota che, negli ultimi 5 anni, su quel primo gradino del podio si trovavano loro a festeggiare.


Photo copyright Ferrari

 
 
 

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