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Una vittoria senza sapore: Max Verstappen e il suo secondo campionato mondiale

I miei preferiti di Singapore e di Suzuka in una chiave diversa, perché nelle ultime due tappe del mondiale di Formula 1 ci sono stati più drammi che sorpassi e se c'è un pilota che merita di essere elogiato è sicuramente l'olandese rinnovato campione, forse trascurato per dare più peso a questioni di penalità e budget cap.


Photo credits: Getty Images

Singapore ha dato il benvenuto alla Formula 1 - che ritornava nel circuito cittadino dopo due anni causa pandemia - con la pioggia che proprio lì non si vedeva da un po', come ad anticiparci che di tempeste, in questo caso mediatiche, ne sarebbero arrivate molte durante il weekend.


Alla mattina del venerdì sulla bocca di tutti c'era la questione Budget Cap: sono trapelate delle informazioni che dichiarano colpevoli due team, Aston Martin e Red Bull, di aver speso più soldi per lo sviluppo della vettura di quelli concessi. Toto Wolff gira nel paddock come una star, Mattia Binotto gli da corda e Christian Horner fa il finto tonto: quasi ci si dimentica che in pista ci sono quei venti piloti che sfiorano le barriere per cercare il limite in una delle piste più maestose del calendario.


Perché Singapore si porta con sé una magia pressoché unica, con le scintille che le macchine creano per via del fondo basso, il calore dei tifosi che è sempre tantissimo nonostante l'orario della gara, la pista che si articola nei punti più spettacolari dell'isola di Marina Bay.


Tra una chiacchiera e un'altra è arrivata la sessione di qualifica: Leclerc in pole e Verstappen perso, ottavo, perché la gestione del carburante da parte del team non era stata fatta correttamente. Max si arrabbia, si scalda, dice le parolacce come quando era un novellino a bordo di una vettura che gli affidava una responsabilità e una pressione difficilmente gestibile a 17 anni.


La domenica sera Singapore piange di nuovo, piove e la partenza viene rimandata e rimandata, come se ci volesse avvisare, nuovamente, dei drammi in arrivo.

Infatti la gara non va tanto meglio, anzi, Verstappen sbaglia, blocca le ruote alla ricerca di un sorpasso su Lando Norris e si accontenta di una settima posizione che non vedeva scritta sul monitor dei tempi da tanto tempo. Per la prima volta da quando ha preso la testa del campionato Max Verstappen si dimostra umano, si distacca dalla figura aliena che aveva preso per le incredibili imprese performate in pista, si trova in difficoltà in bagarre con il midfield.


Checo Perez vince, nonostante l'investigazione durata tre ore sul suo comportamento sotto regime di Safety car, Charles Leclerc nasconde la delusione sotto un sorriso convenevole accanto al compagno di squadra. La FIA conferma la sua poca serietà già dimostrata in precedenza e le bocche nel paddock parlano, cercano di captare e recepire più informazioni possibili, dato che ormai sembra che ogni decisione sia un vantaggio per la Red Bull.


Photo credits: Getty Images

Suzuka, il cuore della storia della Formula 1. Tutti ci ricordiamo quella pista, che sia per le grandi gesta di Ayrton Senna, per il primo mondiale di Schumi con il Cavallino o per l'ultimo ricordo di Jules Bianchi: Suzuka è ben impressa nella memoria di tutti e si può amare o si può odiare.


Anche Suzuka accoglie il circus - letterale, dati gli ultimi trascorsi - con la pioggia, fredda sia meteorologicamente che a livello di feeling umano: la tensione nel paddock si sentiva anche da qui e non prometteva niente di buono.


La pioggia a Suzuka non si ferma mai e contorna le sessioni in pista costantemente. La gara parte - incredibilmente nonostante i fiumi d'acqua che scorrono sulla griglia di partenza - e la FIA combina il suo ennesimo pasticcio: dopo aver fatto partire la gara nonostante la visibilità fosse pessima, ha lasciato entrare dei trattori in pista per recuperare le varie monoposto uscite durante il primo giro con i piloti ancora lì, proprio come qualche anno fa, quando Jules Bianchi perse il controllo della sua vettura rimanendo schiacciato da una gru a bordo pista.


Tralasciando questi fatti, incommentabili in poche righe, la gara si ferma e riprende solo dopo un'ora e mezza, quando le condizioni della pista sono accettabili. I piloti si rimettono il casco dopo essersi lamentati di come è stata gestita la sicurezza e la gara finisce con Max Verstappen primo, Leclerc secondo e Perez terzo.


Un fine gara usuale, con Max che tranquillamente scende dalla sua Red Bull e si fa intervistare. Poi, dal niente, gli viene comunicato di essere campione del mondo;

Ebbene si, alla gara è stato dato punteggio pieno, Leclerc è stato penalizzato e, quindi, Max è campione ma nessuno lo sa.


La vittoria di Verstappen non sa di vittoria: non ha il sapore di rivalsa, di sacrifici, di gioia. Che vittoria è se nemmeno il campione si rende conto di aver vinto, se il team non realizza di avercela fatta e non accoglie il proprio pilota con emozione, se il pubblico, in pista e a casa, si distrae dopo la bandiera a scacchi perché le regole sembrava dicessero altro.


Max è campione ma nessuno l'ha ancora realizzato e di questo, l'olandese, non ha colpe. Max è nato con un talento straordinario e ha condotto una stagione impeccabile, sempre con il gas a martello e con un solo obiettivo: la vittoria. Chi crede che non si sia meritato questo campionato ha semplicemente guardato una Formula 1 diversa.


Il vero peccato di questo campionato è stato uno soltanto: la FIA e la sua gestione delle corse e delle cose. Il campionato di Verstappen non ha sapore perché gli è stato tolto dall'incompetenza, dall'incoerenza e dalla confusione, da un ente che dovrebbe essere in grado di garantire determinate cose che in primis non è riuscito a dimostrare. L'unica colpa di Verstappen è stata quella di essere stato così bravo da aver vinto in anticipo nella gara più mal gestita della stagione, con il Budget Cap Gate sulla bocca di tutti.


Comunque Max è campione, per la seconda volta di seguito, e alla ricerca del record di più vittorie in una stagione: non ho avuto preferiti a Singapore e a Suzuka, perché la FIA ha tolto il sapore di sport alla F1. Settimana prossima siamo ad Austin, in Texas, con tante questioni irrisolte: vediamo cosa ci porta la quartultima gara di questo campionato.


Photo credits: Getty Images

 
 
 

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